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Goran Paskaljevic miglior regista del Bifest (Panorama Internazionale) : cosa ha detto alla conferenza stampa del Circolo 

Goran Paskaljevic

di Romolo Ricapito

Che cosa resterà del Bifest 2017?

L’edizione si potrebbe definire buonista e secondo il direttore artistico Felice Laudadio molto è migliorato anche sulla base di un’esperienza di nove anni (contando questo).
Ad ogni modo dopo il successo di pubblico di quest’anno  un ulteriore ritocco è d’uopo.
Ad esempio, il cinema Galleria è ormai insufficiente a intrattenere i numerosi fans del Bifest.
Andrebbe supportato, oltre che dal Teatro Petruzzelli magari dal Teatro  Piccinni ancora (purtroppo) in “riparazione”.
Sbagliata è stata invece la scelta del circolo dei canottieri Barion per le conferenze stampa di attori e registi.
Troppa calca per Riccardo Scamarcio e Sabrina Ferilli.

Calca che, attratta dalla popolarità dei due interpreti, ha assistito alla polemica, in gran parte montata,su certe esternazioni dell’attore pugliese.

Riccardo Scamarcio- Bif&st Bari,Barion 25 apr,2017
Riccardo Scamarcio- Bif&st Bari,Barion 25 apr,2017
Tale polemica, condita da fischi e dissensi che sono stati successivamente amplificati, come lo stesso Scamarcio aveva opportunamente previsto, si è contraddistinta come il “manifesto” del Bifest a livello mediatico in Italia.
Non a caso essa è stata al primo posto degli Spetteguless di Striscia la notizia.
Parimenti, altre conferenze stampa di apprezzati e apprezzabili registi come Goran Paskljevic  sono  state ignorate dal grande pubblico.
Il che vuol dire, come ha sostenuto proprio Scamarcio, che il pubblico non  sempre ha  ragione.
Particolarmente antipatici, assurdi e invasivi si  sono rivelati poi i soliti cercatori di autografi e selfie di professione, che avvicinano tutti gli artisti, indistintamente, da quelli più noti a coloro che non sono ancora conosciuti, con richieste di firme e foto che, lungi dall’essere una forma di ammirazione per l’altrui lavoro, sono una mera affermazione di provincialismo, del  genere “io c’ero”.
Tornando a Goran Paskaljevic, cineasta di origine serba, egli ha risposto presso il Barion a domande su Dev Bhoomi, Land  of Gods, una produzione India-Serbia ritenuta la migliore del Panorama Internazionale (la premiazione è avvenuta  sabato 30 al Teatro Petruzzelli)  con interpreti indiani tutti capaci di recitare in inglese.
Per realizzare tale opera, il regista  ha soggiornato sull’Himalaya per due mesi.
Con i suoi attori il cineasta  serbo, che si esprime in uno scorrevole francese, ha instaurato un rapporto umano prima di accedere al set.
Gli attori utilizzati vengono tutti dal teatro e sono considerati da Paskaljevic “attori a tempo pieno”, ovvero i più capaci.
Riguardo i pregiudizi che la storia cerca di abbattere,“noi conviviamo con  il  pregiudizio, , che limita la liberà umana”.
La pellicola esamina anche il rapporto uomo – donna e l’utilizzo delle spose bambine.
Nel film una di esse ha 17 anni, ma in realtà si parte da molto prima. Già verso i 14 anni le “promesse spose” vengono accompagnate da un villaggio all’altro e non ritorneranno mai  più nel proprio luogo di nascita e neppure in visita alle loro famiglie.
Già quando sono a scuola, da bambine, viene deciso  per loro questo destino.
“Ma non ho voluto realizzare un film politico- ha specificato Paskaljevic-  piuttosto  raccontare una schiavitù che si propaga ogni giorno, anno per anno, da mattina a sera”.
Nel film gli uomini vengono mostrati mentre discutono al bar, bevendo, mentre le loro donne a casa badano al bestiame, all’abitazione, a tutto. Il Paese India si regge dunque sul lavoro delle donne.
Alta è la frequenza dei suicidi  : queste mogli spesso si buttano da altissimi  burroni situati sulle montagne, o si bruciano vive.
Perché la loro vita è senza senso, con i mariti perennemente ubriachi che le maltrattano.
Il film è stato accusato da alcuni di essere lento.
Il regista ha voluto sottolineare di tenere al racconto della vita vera e di non volere accelerare troppo la scena, in contrasto con i blockbuster americani che si basano su scene di azione ed esplosioni continue, scatenando la noia.
Seguire la trama in modo lento e costante permette allo spettatore di vivere direttamente la storia”.
Paskaljevic  si è formato con il neorealismo italiano quando prima di diventare cineasta lavorò come bigliettaio presso  una cineteca.
Pubblicato il  30 Mag 2017 alle 09 : 43

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