Vi Presento Christopher Robin: film di alta qualità più “amaro” che “dolce” sul bambino che creò col padre il personaggio di Winnie The Pooh Cinema 8 Gennaio 20189 Gennaio 2018 Vi presento Christopher Robin è un film biografico la cui uscita era prevista per Natale, come è scritto sui manifesti esposti nei cinema, ma che invece è stato posposto al 3 gennaio 2018. Trattasi della storia dello scrittore A.A.Milne, ma soprattutto essa celebra l’infanzia dell’amatissimo figlio delletterato, Christopher Robin . Il piccolo, allevato in una villa di famiglia nel Sussex negli anni Venti, ispirò il racconto Winnie The Pooh che, come una didascalia finale spiega al pubblico, è stato eletto di recente miglior libro per l’infanzia di tutti i tempi. Ad esso seguì una serie di altri romanzi dello stesso genere. Va detto che l’opera, patinatissima, si divide in tre parti. La prima verte sul trauma subito da Milne “padre” al ritorno della Prima Guerra Mondiale, che si ripercuoterà negli anni a venire. La drammaturgia è enfatizzata ( nei toni ) dalla presenza di una moglie bellissima, quanto fredda di sentimenti. Come madre sembra poi quella della celebre canzone Balocchi e Profumi. Infine c’è Christopher, figlio unico, al quale però bada costantemente una brava Tata che avrà un ruolo fondamentale nell’educazione a del bambino. L’ambientazione è splendida, ma il film vira immediatamente su un’aspra caratterizzazione a tinte forti dei personaggi principali, in un’atmosfera tra incubo e favolistico. La seconda parte attiene alla creazione di Winnie The Pooh , orsetto del quale Christopher Robin è ispiratore e compartecipe, ossia quasi-autore. L’epifania della scrittura e dell’invenzione si attua mentre padre e figlio rimangono per un periodo di venti giorni completamente soli: la moglie e madre è impegnata a presenziare a festini in città; la tata invece è occupata più fattivamente a badare alla propria genitrice, morente. L’atmosfera della creazione dei personaggi degli “Orsetti” che avviene nel bosco vicino casa è frastagliata, mentre il successo del libro che provoca una popolarità straordinaria per Il vero Cristopher Robin col padre A.A. Milne il piccolo Christopher è la parte centrale, tra celebrazioni pubbliche e invasioni nel privato del mondo esterno, entusiasta per l’empatia con l’orso Winnie e col suo piccolo amico in carne e ossa, cioè realmente esistente. Quindi l’opera diventa un misto di leziosaggini e qualche lungaggine, sino ad approdare alla significativa conclusione. L’ultima parte è la più vera, ma anche la meglio costruita. Il piccolo Christopher, cresciuto, rompe gli equilibri, ovvero le falsità e le ipocrisie della sua famiglia, presentando il conto ai genitori, ma soprattutto al padre. Riformato, riesce comunque a partecipare alla Seconda Guerra Mondiale. Va detto che i personaggi dei coniugi Milne vengono presentati come due genitori sciagurati, anche se Alan Alexander, il padre, recupera in extremis ruolo e credibilità. Mentre la madre, Daphne, interpretata dall’australiana e bellissima Margot Robbie (è anche una produttrice) è un disastro per leggerezza e ignoranza. Infine la Tata, Olive, impersonata dall’attrice Kelly Mc Donald, è un po’ l’epitome delle tate buone e materne di tanti film, non ultimo il celebre Mary Poppins. Va detto che l’utilizzo di attori bravi ma non famosissimi giova all’intera pellicola anche perché essi oltretutto, oltre che calzanti nei ruoli, sono anche perfettamente integrati nel complesso intreccio. L’irlandese Domhnall Gleeson è un ottimo A.A . Milne in una parte difficile che richiede rigidità ma anche slanci affettivi . Egli è apparso nel recente Gli Ultimi Jedi della saga Star Wars. Ma importante è l’apporto del piccolo Will Tilston, che è Christopher Robin fino a 9 anni, mentre Alex Lawter lo sostituisce da maggiorenne. Il ruolo del disegnatore del libro è appannaggio infine dell’inglese Stephen Campbell Moore. L’intera opera è da considerare come molto riuscita anche perché significativa del rapporto padre e figlio, che può diventare universale, ma anche della ribellione di Christopher al suo status di bambino di fatto privilegiato, la cui storia di infanzia violata (resa cioè pubblica, monetizzata) lo renderà, forse a vita, un emarginato. Egli rifiuterà i miliardi ereditati dalle royalties di Winnie The Pooh. Ed è a contatto con la scuola che il ragazzo, cresciuto in una sorta di clima finto e ovattato, si scontra con la realtà e il dramma del bullismo. E’ certo che i personaggi di Milne e consorte sembrano quasi ricalcati su quelli dello scrittore americano Francis Scott Fitzgerald e della moglie Zelda. Ciò si evidenzia mentre vanno a un ballo in maschera, abbandonando il figlio nelle mani della Tata che diventa un succedaneo della madre: a quest’ultima ha fatto ribrezzo” finanche il partorire l’unico erede per l’inutile sofferenza patita , secondo la sua mentalità deviata, portata all’edonismo più sfrenato. A dirigere la storia che ha registri davvero commoventi e toccanti nel finale è Simon Curtis, il cui film di maggiore successo è Marilyn, una biografia della Monroe. La pellicola è riuscita anche per i dettagli, come gli abiti costruiti per Margot Robbie che secondo Time è una delle più influenti personalità artistiche del 2017. Ad ogni modo il titolo originale è Goodbye Christopher Robin. 8 gennaio 2018