Intervista all’avvocato Gaetano Scuotto: “Bandire concorsi per magistrati: questa la vera riforma della giustizia civile” Giustizia 3 Maggio 2021 Riceviamo e pubblichiamo l’intervista Adnkronos dell’avvocato Gaetano Scuotto, docente e componente del Consiglio direttivo della Scuola di specializzazione delle professioni legali dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, ed autore di numerose pubblicazioni in materia assicurativa. “Bandire concorsi per magistrati: questa la vera riforma della giustizia civile. Due le esigenze: certezza e riduzione dei tempi. Gaetano Scuotto Questi gli obiettivi che devono agitare le forze politiche e il governo Draghi, senza però sacrificare la qualità della giustizia italiana”. Così all’Adnkronos/Labitalia Gaetano Scuotto, civilista del Foro di Napoli e docente alla Scuola di specializzazione per le professioni legali dell’università Suor Orsola Benincasa di Napoli. “Non bisogna sacrificare – spiega – la qualità per la sola velocità. Riforma della giustizia diventa quasi sempre sinonimo di ricerca della velocità: la finalità è certamente giusta, ma non deve essere isolata. Bisogna certamente ridurre i tempi, ma nel contempo continuare a garantire elevato spessore di chi giudica. Non è raro vedere la magistratura in sottorganico. La prima riforma sarebbe bandire concorsi per nuovi posti, non più in numero ridotto come oggi, ma in numero sensibilmente maggiore, con la finalità di coprire tanti e sempre più posti, creando, perché no, anche un aumento di posizioni, assegnando per ogni tribunale sempre più magistrati”. “Non necessariamente – sostiene – bisogna cambiare gli strumenti processuali. Si parla spesso di sostituire la citazione con il ricorso, ma sarebbe un errore madornale, e si ritornerebbe al punto di partenza: velocità non deve trasformarsi in frettolosità. La citazione consente agli avvocati di fare veramente il loro mestiere, e mettere in campo una vera e propria strategia difensiva”. “L’atp – sottolinea Scuotto – è stato, a mio avviso, un fallimento per due ordini di motivi: il primo non termina con un provvedimento da poter mettere in esecuzione. In secondo luogo al ricorso per atp segue il 702 bis cpc e, con buona probabilità (statistiche alla mano) anche il successivo giudizio ordinario a cognizione piena, con sensibile aumento di tempi e costi. Bisogna investire nella digitalizzazione e processo civile telematico. Costruire, dalla crisi che viviamo, una grande opportunità per il futuro, destinando fondi per potenziare i sistemi centrali e periferici, dotare cancellieri e funzionari di strumenti idonei e sempre più sviluppati per la gestione delle attività processuali e di trasmissione di atti e provvedimenti”. “Con il piano nazionale di ripresa e resilienza – ricorda – viene richiesta chiarezza e sinteticità degli atti giudiziari, attuabile attraverso l’inserimento di grafici e collegamenti ipertestuali (link). I cambiamenti sono sempre nella stessa direzione: ridurre i tempi. La sintesi è certamente un dono, e consente, comunque, a chi scrive di costruire una difesa completa e da libero pensatore: il pericolo è che il prossimo step possa essere la ‘spunta’ di voci predefinite. Ridurre la difesa, e quindi la giustizia, ad un quiz è un vero pericolo per la libertà”. 3 maggio 2021