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Il BIF&ST è occasione di incontri e Racconti

 di Piero Fabris

Foto di Daniela Ciriello   

Sul Palcoscenico del Petruzzelli due giganti vibrano all’unisono in note musicali e pigmenti di colore: Carlos Saura e Vittorio Storaro l’uno accanto all’altro. Storaro racconta del loro primo incontro col regista Spagnolo, dicendo: “Ci siamo incontrati a un festival, eravamo alla stessa tavola durante un pranzo. Mi ha ammaliato col suo entusiasmo. Non mi ha parlato del suo progetto filmico, me lo ha illustrato. È stata la passione con cui mi ha fatto immaginare FLAMENCO a conquistarmi”. Due sensibilità diverse e complementari. Saura dice di Storaro: “È l’uomo che sa portare con maestria il colore giusto nei film”. Storaro parla del suo bisogno incessante di fermarsi e di studiare, ricercare, capire. Quando era giovane, afferma, ero bravo nell’usare con competenza artifici per usare luce, ma più importante era capire il significato di ogni colore per usarlo con consapevolezza. Mentre Carlos Saura appare un eterno bambino avvolto visceralmente nelle note dal pensiero creativo che lo prendono visceralmente, Storaro sembra un insofferente, affamato di contenuti per collaborare al meglio all’opera. Accenna all’incontro con Bernardo Bertolucci, alla poesia che vi è nei suoi lavori, all’emozione che certe tonalità conferiscono al racconto della pellicola. Saura afferma che il cinema è una grande bugia capace magicamente di rendere credibile ciò che non lo è. Si coglie l’intesa tra i due, la visione spirituale, concettuale e il bisogno di esprimere la creatività al meglio. Storaro afferma: “È importante capire il concetto essenziale che chi dirige la pellicola vuole realizzare, per illuminarlo con giusto ritmo nel rispetto della scansione dei tempi e per questo ci vuole abilità che nasce dallo studio e dall’esercizio continuo”. Termina ricordando che la parola arte ha la sua radice, appunto nella parola: Abilità. Incalza Carlos Saura: “È importante riuscire a far cogliere il Ritmo che ogni lavoro porta in sé. Il ballo è armonia tra corpo e ritmo!”. E nell’abbandonarsi all’atmosfera intensa si esce dalla sala arricchiti e le ali delle Muse sembrano volgere i presenti nelle onde dell’ispirazione e questi due titani del pianeta cinema sembrano fanciulli persi nell’incanto di un sogno senza fine il cui orizzonte è un filo invisibile col quale ricamare semplicemente fatti, da narrare con sapienza. 

Al Teatro Margherita l’incontro con Sergio Castellitto e Matilda De Angelis per parlare de “Il Materiale Emotivo” un Film diretto da Sergio Castellitto è molto atteso dai presenti. Sembra che l’attore/regista abbia voluto raccogliere il guanto di sfida lanciato da Ettore Scola con ruvida risata. La vicenda raccontata è quella di Pierre, un libraio parigino la cui vita ruota attorno all’amore per i suoi libri rari e per la figlia paraplegica. I loro ritmi scanditi dall’abitudine e dal tutto decodificato sono stravolti dalla solarità ed esuberanza di una giovane donna. La sceneggiatura è di Sergio Castellitto, Furio Scarpelli, Margaret Mazzantini ed Ettore Scola. Montaggio: Chiara Vullo. Fotografia: Italo Petriccione. Scenografia: Massimigliano Sturiale. Musiche: Arturo Annecchino. Produzione: Marco Piccioni, Davide Trovi e Marco Valsania. Castellitto racconta della sua emozione provata salendo sul palcoscenico del teatro Petruzzelli. Il sipario rosso lo aveva subito riportato al set del film appena firmato. Specifica che gli spazi chiusi non vanno considerati claustrofobici, mentre Matilda racconta del provino surreale, ovvero di essere entrata in una stanza dove vi era solo una sedia a rotelle e tutto le sembrava ostile. Castellitto chiarisce: “Il suo personaggio è tutto costruito in sottrazione. Quello che dovevamo dirci doveva passare prima attraverso gli occhi e poi attraverso le parole; del resto cosa è un film se non una sovrapposizione di scritture, un setaccio che sembra aggiunger ma toglie. Matilda De Angelis è disciplinata e Generosa. Docile ma non servile è stata la scelta migliore per quel ruolo dove la dimensione familiare doveva essere ben sottolineata”.

Nella saletta del teatro Margherita prendono posto Giorgia Cecere regista del Film: “Sulla Giostra”, storia di Irene (Claudia Gerini) una donna determinata che dopo gli studi ha lasciato il Salento per andare a vivere a Roma per costruirsi una famiglia e avviare una carriera lavorativa. Una storia, anzi un giro di giostra tra i bagliori misteriosi del destino che la realtà offre; un susseguirsi di immagini che restituisce valore e sentimenti alla vita! Un percorso di riconciliazione con se stessi e l’ambiente da cui si proviene con i paesaggi e la forza dalle radici antiche delle madri. Fanno parte del Cast: Lucia Sardo (Ada), Alessio Vassallo (Gianni), Paolo Sassanelli (Filippo).  

1 ottobre 2021

                                                                                           

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