di Cinzia Santoro

“L’amore fa parte della cura.
Il dolore ci insegna ad essere presenti.
I piedi parlano del viaggio: Afganistan Pakistan, ogni giorno c’è ne sono di nuovi, migliaia di migranti che arrivano sfidando il “game”, il gioco come chiamano il tentativo di fuga dai Balcani. Curare i piedi,  toccare i piedi o il corpo di uomo e in particolare di un mussulmano è molto difficoltoso.” Ma qui in questa piazza a Trieste, Lorena Fornasir diviene la madre di tutti quelli che arrivano. Si china verso i piedi ulcerati e sporchi, li lava e presta le prime cure come solo una madre sa fare. Sono viaggi che durano anni, tre, quattro o più.  Violati, torturati nel corpo e nello spirito questi uomini invisibili sperano nell’Europa.  Non sanno che l’Europa ha frontiere e che le frontiere per loro sono chiuse.  La polizia croata e anche la slovena commettono crimini contro l’umanità, tutti i giorni. Gli italiani invece fanno finta di nulla. Li lasciano arrivare a Trieste affinché Linea D’Ombra associazione di volontariato se ne prenda cura. 

I volontari sostituiscono le istituzioni, colmano le loro mancanze. 
Ancora Iannacone propone un modo di fare giornalismo differente e vicino alla gente. Domenico lascia raccontare a Lorena e suo marito Gian Andrea Franchi la loro straordinaria missione. È discreto e incisivo. La commozione è palpabile nei protagonisti e in Iannacone.  Nel nostro paese abbiamo bisogno di questo nuovo modo di porsi al pubblico. 

Portare a conoscenza di tutti cosa accade in Italia, raccontare la verità con eleganza, senza cedere alla tentazione di divenire protagonista e finire con oscurare la notizia a causa dei toni violenti e urlati che ormai in tante trasmissioni mediocri si è  costretti ad assistere.  Ben venga “Che ci faccio qui” in prima serata di sabato e Domenico Iannacone con la sua meravigliosa umanità.

20 aprile 2022