foto di copertina- Caterina Santoro

di Anna Gomes

foto di Caterina Santoro

Ha ancora senso festeggiare la festa della Donna, oggi nel 2023?

Sì, lo ha ancora, per svariati motivi gravi che affliggono ancora oggi, più che mai, la nostra società.

Si parla troppo, e si agisce poco. Nel terzo millennio, che dovrebbe essere più evoluto grazie alla tecnologia, i diritti delle donne, come affermava Simone De Beauvoir, non sono  affatto scontati e non bisogna abbassare la guardia, assolutamente no, non ce lo possiamo permettere. Innanzitutto, parlando dell’Italia, sono troppi i femminicidi che si susseguono a ritmo frenetico!

 Quasi una donna alla settimana viene uccisa dal proprio marito, fidanzato o amante che sia, è una statistica inaccettabile in un paese da definirsi “civile” come il nostro. Ma perché? L’uomo, persino quello più colto, non accetta l’abbandono, non accetta di essere mollato dalla propria moglie o compagna. La società si sta avviando verso una profonda rivoluzione anche se difficile per tutti, dopo secoli di patriarcato. Ce la faremo? Ci aspetta un percorso ancora difficile, irto di ostacoli, in ogni settore politico, sociale, professionale, economico. E poi se guardiamo all’estero, non possiamo non evidenziare ad esempio l’orrore che devono subire le povere bambine e donne siriane, mortificate e uccise da un popolo che non accetta la parità e soprattutto l’evoluzione della donna. Nonostante un Capo dello Stato donna in Italia, e nonostante altre donne che sono salite al potere, la parità tra uomo e donna non è completa, non è raggiunta, non è accettata del tutto.

  Concludendo: che la mimosa sia simbolo di redenzione, dignità e riscatto per tutte le donne del mondo e non soltanto un omaggio sterile.