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DIMA per la Palestina

Massacro bambini palestinesi

di Cinzia Santoro

Intervista a Francesco Giordano attivista pro-Palestina

bambini palestinesi,

Più di 13.800 bambini palestinesi sono stati uccisi a Gaza e 33 bambini israeliani sono stati uccisi da gruppi armati negli attacchi del 7 ottobre. Almeno 725 bambini sono stati feriti dal 7 ottobre in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, e 114 sono stati uccisi. Riguardo i bambini feriti a Gaza, invece, sono più di 12.009 bambini. Ad almeno 1.000 bambini sono state amputate una o entrambe le gambe. Anche l’istruzione è sotto attacco a Gaza. È stato distrutto quasi il 90% degli edifici scolastici e circa 260 insegnanti sono stati uccisi, mentre sono 1,4 milioni le persone che stanno usando le scuole come rifugi. Inoltre, il 70% di abitazioni danneggiate o distrutte.

Questi i dati di Save the Children raccolti dall’inizio del genocidio del popolo palestinese. I danni psico fisici subiti dai più piccoli sono incalcolabili e i traumi e lo stress emotivo causato dalla violenza subita rendono i bambini di Gaza molto vulnerabili. L’impatto psicosociale è devastante e duraturo, i bambini sono privati delle case, del cibo, dell’acqua e dei più elementari diritti umani; il diritto alla salute, il diritto all’istruzione e il diritto a vivere in pace nella propria terra. Le bambine e i bambini palestinesi hanno diritto alla vita. 

Cairo 31 maggio 2024 bambino moribondo

Il commissario generale dell’United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East  (UNRWA), Philippe Lazzarini, ha denunciato che “Negli ultimi mesi sono stati uccisi più bambini  a Gaza che in 4 anni di conflitto mondiale. Questa guerra è una guerra contro i bambini. È una guerra alla loro infanzia e al loro futuro”. 

576.000 bambini, donne e uomini sono praticamente alla fame e secondo l’United Nation aid coordination (OCHA), nel nord di Gaza circa 25 persone sono morte a causa di grave malnutrizione acuta e disidratazione, 21 delle quali sarebbero bambini. L’Unicef ricorda che bambini e ragazzi sono tra quelli meno in grado di far fronte alla fame e alle malattie, e che nella Striscia di Gaza ci sono un milione di bambini e ragazzi che hanno dovuto abbandonare le loro case e circa 17.000 sono minori non accompagnati o separati dalle loro famiglie: l’1% degli 1,7 milioni di sfollati di Gaza.2 

macerie gaza

In realtà non si sa davvero quanti bambini e bambine morte siano ancora sepolte sotto le macerie delle case bombardate. Natalie Boucly, vice commissaria generale dell’UNRWA, dopo aver visitato Gaza racconta l’orrore delle condizioni di vita a cui son o costretti gli sfollati: “Circa 1,7 milioni di persone a Gaza, la stragrande maggioranza delle quali si trova nella città meridionale di Rafah, sono state sfollate a causa del conflitto. Un milione di loro si trovano in scuole o strutture trasformate in rifugi dell’UNRWA, ognuno dei quali ospita, in media, 30.000 persone. La popolazione è letteralmente assediata. Le persone sono una sopra l’altra. Questo crea molti problemi per quanto riguarda i servizi igienico-sanitari, e a Gaza c’è un puzzo dovuto alle acque reflue a cielo aperto che scorrono nel mare e le malattie sono in aumento. Lì la disperazione è palpabile. Quello che ho visto io stessa è che semplicemente non arrivano abbastanza aiuti. Prima della guerra entravano a Gaza in media 500 camion, molti dei quali provenienti dal settore privato o commerciale. Oggi è solo un rivolo, perché le condizioni e le circostanze sono estremamente difficili, in termini di checkpoint e controlli che determinano le modalità di arrivo degli aiuti. E poi all’interno di Gaza è molto difficile che gli aiuti raggiungano la popolazione, soprattutto nella zona nord, a causa della situazione di sicurezza. Ci sono stati saccheggi a causa delle bande criminali e della disperazione della gente”.

Numerose sono le raccolte fondi promosse in Italia per aiutare la popolazione palestinese e le bambine e i bambini di Gaza. 

.Al telefono sentiamo Francesco Giordano, socio fondatore della DIMA e già tesoriere e attivista di Fronte popolare, che ci racconta il suo impegno per la Palestina.

Da dove iniziamo?

Dall’impegno di questi anni in solidarietà con il popolo palestinese che matura la convinzione che fosse necessario dotarsi di uno strumento in più, per dare carattere di regolarità e continuità organizzativa ad un tipo di iniziativa finora praticato in maniera sporadica e sperimentale. Il riferimento al terreno della solidarietà concreta e della cooperazione solidale, attraverso il sostegno diretto alla società civile palestinese ed alle sue organizzazioni, ormai da anni chiamate ad operare in condizioni proibitive.

Lei è stato fondatore dell’associazione DIMA. Come nacque?

Abbiamo deciso di chiamare la nostra associazione con il nome di Dima Said Ahmed Al Zahal. Dima era una bambina palestinese nata il 12 febbraio del 2004 a Beit Lahya, nella Striscia di Gaza, in una famiglia composta da tre fratelli e tre sorelle, oltre che dalla mamma e dal papà, un contadino che lavora saltuariamente, di fatto disoccupato. La famiglia, come tantissime a Gaza, vive grazie agli aiuti delle Nazioni Unite. Il 7 gennaio del 2009, i jet F16 dell’aviazione israeliana bombarda Beit Lahya, in una delle tante incursioni dell’operazione “Piombo Fuso”. Nel bombardamento, vengono feriti gli zii ed una cugina di Dima. Dima è stata ferita gravemente alla testa, all’addome ed alle gambe, mentre si trovava in casa degli zii. Non essendo possibile curarla negli ospedali di Gaza, l’11 gennaio venne trasferita all’ospedale Palestine al Cairo. La mattina del 2 marzo 2009, una delegazione del Forum Palestina diretta a Gaza visita l’ospedale Palestine, ed è lì che alcuni di noi hanno visto Dima, così piccola che quasi spariva nel letto dell’ospedale. Nel pomeriggio di quel giorno, Dima muore.

Che progetti avete seguito fino alla chiusura della DIMA?

Abbiamo iniziato una raccolta fondi per costruire un asilo e dedicarlo a Vittorio Arrigoni assassinato nel 2011. La raccolta fondi ebbe successo, i 99 Posse diedero tutto il guadagno di un loro album, altri in giro per l’Italia s’inventarono cose straordinarie per raccogliere contributi, tanti altri aderirono singolarmente, tutto venne consegnato ai compagni dell’Associazione Ghassan Kanafani che si occuparono della costruzione dell’asilo.  Oggi quell’asilo è distrutto.
Raggiunto l’obiettivo della costruzione dell’asilo con i fondi ricevuti DIMA si sciolse come associazione e io ed altri abbiamo proseguito nel nostro impegno in favore della popolazione palestinese che oggi è quotidianamente massacrata dall’esercito israeliano.

E ora?
Oggi dopo la chiusura dell’associazione DIMA operiamo con realtà associative del territorio, abbiamo organizzato una raccolta fondi per poter contribuire alla ricostruzione dell’asilo alla fine del conflitto sostenendo l’Associazione Ghassan Kanafani.
Nel tempo abbiamo lavorato per la promozione e diffusione della solidarietà con le società civili del mondo mediterraneo, mediorientale, arabo e in particolare con la società civile palestinese. Ci   occupiamo anche di incoraggiare la conoscenza della cultura e delle dinamiche sociali del mondo mediterraneo-mediorientale-arabo-palestinese e in quel mondo promuovere valori democratici, laici, egualitari e di solidarietà. La nostra è anche una presenza costante alle manifestazioni civili, folcloristiche, sociali, politiche promosse dalla stessa o da enti pubblici o privati, comitati.
Per info sul nuovo asilo: https://www.ricostruiamoasilovik.it/

1) https://www.savethechildren.it/blog-notizie/6-mesi-di-guerra-gaza-26000-bambini-uccisi-o-feriti#:~:text=Pi%C3%B9%20di%2013.800%20bambini%20palestinesi,e%20114%20sono%20stati%20uccisi. ”.

2) https://greenreport.it/news/geopolitica/a-gaza-morti-in-5-mesi-piu-bambini-che-in-tutte-le-guerre-nel-mondo-negli-ultimi-4-anni/

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