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Stills of Peace 2024 tra Italia e Messico

Foto di Gill Hartley in mostra
Maria Silvia Quaranta

di M. Siranush Quaranta

Locandina dell'evento
Locandina dell’evento

Roberta Vinciguerra, nuova presidente della Fondazione Aria insieme a Giovanna Dello Iacono direttrice artistica della Fondazione e titolare dell’agenzia Delloiacono Comunica hanno presentato, nella sede dell’agenzia, l’XI edizione della rassegna Stills of Peace in programma dal 6 luglio all’8 settembre, e che quest’anno vede il Messico (Italia e Messico celebrano i 150 anni di relazioni diplomatiche) come paese ospite. Anche per questa edizione è confermata la storica collaborazione con il comune di Atri (provincia di Teramo) dove il sindaco Piergiorgio Ferretti e l’assessore alla cultura hanno concesso gli spazi delle Cisterne romane di Palazzo Acquaviva e del Museo archeologico; a Pescara invece, ci sarà lo Spazio Matta con la presidente Annamaria Falone, che si propone di creare un distretto artistico dalla rigenerazione urbana dell’ex mattatoio, e la nuova sede “s.l.m.00- zero zero sul livello del mare”, che ospiterà la mostra fotografica.

Giovanna Dello Iacono
 e Roberta Vinciguerra, con alcuni dei curatori
Giovanna Dello Iacono e Roberta Vinciguerra, con alcuni dei curatori

Giovanna Dello Iacono, che da 11 anni organizza l’evento, ha ricordato come il Messico sia un paese che condivide appieno i principi della  rassegna, che già dal suo titolo Stills of Peace and Everyday Life, frammenti di pace nella vita quotidiana, presenta tantissime corrispondenze con questo grande paese,  partendo dalla ricerca della pace nella quotidianità, senza mai la presunzione  di dialogare sulla pace nel mondo, ma semplicemente soffermandosi sulle piccole situazioni che ognuno di noi deve affrontare. Il Messico sicuramente, pur travolto da eventi violenti e drammatici, non ha mai perso nel nostro immaginario la voglia di vivere, rimanendo un paese dove la gioia di vivere è sempre al primo posto nella vita dei messicani ed è forse proprio questo che dà quella spinta verso la certezza di essere un Paese che non si fermerà mai.

Rodolfo Suárez Molnar e Giulia Palladini sono i curatori di una delle 5 mostre di Stills of Peace 2024, “Rumbos de vida”, dove questa gioia di vivere si innesta al tema della rassegna ”Global Humanity”,  intesa come consapevolezza di appartenere tutti alla comunità globale, ma con un approfondimento sul senso di umanità che deve essere oggetto di riflessione, perché è lo spirito di aiutare il prossimo che dovremmo avere come esseri umani, di pensare all’altro rispettandone la natura, la diversità culturale, sociale e linguistica. “L’indagine di tutte le mostre presenti, ha come denominatore il dialogo sulla Global Humanity, poiché il nostro senso di umanità e la nostra vita sono minati da un’invasione dell’ informazione sulle guerre, sull’odio, sugli estremismi nazionalistici e per questo vorremmo invece partire da situazioni positive”, ha continuato Dello Iacono, “perché è anche vero che nel mondo ci sono più di un miliardo di persone che pensano a come fare per migliorare questo mondo: è il mondo del volontariato, delle associazioni che raggiungono dei numeri incredibili e che coinvolgono tantissimo le nuove generazioni che sono molto sensibili a questi temi, soprattutto se si parla di sostenibilità e di clima”. I giovani sono una leva molto importante, un’energia, una forza propulsiva verso il pianeta del futuro che dobbiamo soltanto guidare, e noi speriamo che magari l’arte e la cultura siano proprio i veicoli per incanalare questo tipo di messaggi e di realtà” ha affermato la Dello Iacono. Occorre chiederci, citando Edgar Morin, quale pianeta lasceremo ai nostri figli? A quali figli lasceremo il nostro pianeta?

Passando ai curatori delle cinque sezioni e agli artisti proposti, si parte dai già citati Palladini e Molnar, passando a Mariano Cipollini, Antonio Zimarano e Paolo Dell’Elce. Alle Cisterne di Palazzo Acquaviva ci sarà la mostra degli artisti messicani “Rumbos de vida” a cura di Palladini e Molnar, spazio condiviso con la mostra “Attraverso cosa/ verso dove”, curata da Antonio Zimarino che ospita un trio di artisti italiani; Mariano Cipollini invece è il curatore della mostra personale di Vito BucciarelliSovra lunare o celeste”, recuperando il Museo archeologico; con Paolo dell’Elce invece ci spostiamo a Pescara dove sarà il curatore della mostra di fotografia di Jill Hartley nello spazio “ S.l.m.00-zero zero sul livello del mare”.

Giulia Palladini ha confermato che è stato molto emozionante lavorare nello spazio delle Cisterne, dove il tema della Global Humanity interpella sia la storia del Messico, sia una serie di pratiche artistiche che sono molto radicate a questioni sociali e politiche, che rappresentano le linee più interessanti sia storicamente sia nel contemporaneo dell’arte messicana. Palladini e Molnar (direttore del progetto Fronteras, di interventi artistici alla frontiera tra Messico e Stati Uniti), curano la performance di Rumbos de vida. In questa mostra si sono volute costruire una serie di prossimità fra pratiche artistiche diverse, ospitando 8 artiste/artisti messicani di varie generazioni (Francis Alÿs, Sara Leghissa, Mónica Mayer, Francisco Mata Rosas, Antonio Turok, Rosa María Robles, Teatro Ojo, Francisco Toledo). In particolare, il lavoro di Teatro Ojo, una residenza creativa nata per Stills of Peace in diretto dialogo col territorio, è una mappatura sonora e si realizza a partire da una fantasmagoria creata sui mosaici della Cattedrale di Atri; lo stesso si può dire per il lavoro di Mónica Mayer, un’opera storica di arte femminista e concettuale che viene riattivata in collaborazione con un gruppo di donne in un laboratorio ospitato in un centro antiviolenza. Questi sono soltanto due esempi delle traiettorie che si sono intrecciate ancora prima dell’apertura della mostra, come testimonianza della porosità della relazione fra Italia e Messico, ma anche del territorio abruzzese rispetto alle molteplici sollecitazioni proposte.

Paolo Ferri dello Spazio Matta è stato subito disponibile ad aprire il programma di arti vive con due performance, nel weekend dell’inaugurazione quella del Teatro Ojo; il 20 luglio il progetto dell’artista italiana Sara Leghissa, un lavoro commissionato a partire dal libro “Dimmi come va a finire” di Valeria Luiselli, una scrittrice messicana che ha lavorato come traduttrice e interprete nel tribunale minorile dello Stato di New York ed ha tradotto 40 domande che vengono poste ai minori non documentati che attraversano la frontiera e che la Leghissa ha deciso di raccontare attraverso un’installazione nello spazio pubblico.

Il curatore Antonio Zimarino ha scelto una mostra che si basa sullo sguardo, perché il nostro rapporto col mondo avviene attraverso il guardare: presenta tre artisti molto diversi per generazione, per formazione, per storie ognuno dei quali con le sue opere compie una riflessione sullo sguardo. Il primo artista è Bruno Ceccobelli, considerato un maestro dell’arte italiana, i cui lavori hanno come soggetto le pupille, che noi guardiamo ma nel nero profondo di queste pupille siamo guardati e questo cambia la nostra posizione nei confronti del mondo, perché subentra la responsabilità di ciò che siamo; gli altri artisti, Luciano Sozio e Simone Camerlengo invece, sono più giovani e ognuno di loro ha un modo di guardare molto interessante. In tutti e tre gli artisti c’è una qualità comune nello sguardo etico, poiché analizzano per capire, smontando, le rappresentazioni meno plausibili per costruire degli esempi più credibili.

Mariano Cipollini curerà invece la mostra “Sovra lunare o celeste” al Museo archeologico di Atri, con le opere dell’artista Vito Bucciarelli, che sembrano incarnare alcuni aspetti apparentemente distanti, ma che in realtà si amalgamano ai temi trattati dagli artisti messicani e al lavoro che Stills of Peace vuole promuovere, nella ricerca stessa che si vuole fare attraverso l’arte, con un atteggiamento diverso nell’accettazione e nella conquista di altri orizzonti. Il tutto prende avvio da una visione fantastica, che si riflette su quelle che sono le esigenze di noi tutti abitanti di questo pianeta. Quindi la scelta di Bucciarelli parte da un’idea visionaria, di scavare attraverso certi movimenti del pensiero, dell’arte, della psiche per costruire un viaggio particolare affidato alla conquista di uno spazio cosmico completamente diverso passando il testimone all’etere, che permette di fare un esame su tutto quello che può essere il genere umano nella sua totalità.   

Il quarto curatore è Paolo dell’Elce, che si occupa della sezione di fotografia di Stills of Peace, e che quest’anno ha scelto la fotografa Jill Hartley, non nativa ma cittadina messicana da più di trent’anni. La mostra intitolata Flânerie vuole essere un momento per riflettere sulla condizione un po’ randagia che appartiene all’essere umano ma soprattutto a questa fotografa, che ha una storia personale molto particolare e interessante. In questa mostra è stata fatta una ricomposizione dei vari momenti del percorso fotografico della Hartley nel decennio 1970-1980, dove la realtà che ci appartiene diventa immagine, ma lasciando aperto proprio il mistero dell’umanità. La speranza è di aver potuto evidenziare il concetto dell’uomo come Essere della lontananza, come dice Heidegger, ma anche come un’entità randagia quasi eterea che non ha territori né luoghi.

Non mancherà anche quest’anno la rassegna di cinema in lingua originale, con sottotitoli, che è CineMexico, dove Pino Bruni cura i sei appuntamenti nel cortile di Palazzo Acquaviva. Un altro pilastro di questa rassegna è il regista Dino Viani, che presenterà una sua produzione ispirata al tema della rassegna.

Due anni fa il paese ospite fu l’Armenia, quando fotografi, scultori, pittori, videoartisti contribuirono a far conoscere il ricco patrimonio culturale armeno, anche attraverso al cortometraggio Antarram di Dino Viani e al videoportrait Nor Arax di Paolo dell’Elce.

Roberta Vinciguerra, Presidente della Fondazione Aria
Roberta Vinciguerra, Presidente della Fondazione Aria

La presidente Vinciguerra ha infine ricordato che “quest’anno il fil rouge è il viaggio, partendo dal viaggio da un paese all’altro, dal dolore, dallo sguardo e dal vedere per guardare avanti, dalla trasformazione, dall’arricchirsi. Abbiamo parlato di dolore nelle pupille nere al buio, però sappiamo che il Messico è anche un Paese colorato. Lo scopo della Fondazione è quello di diffondere la cultura e speriamo di avere tra i visitatori tanti giovani, perché la sensibilizzazione verso il bello, verso la pace intesa come bellezza, come non violenza ma anche come viaggio è uno degli scopi della Fondazione”.

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