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Bari raccontata attraverso le parole e le immagini

Locandina della presentazione
Maria Silvia Quaranta

di Maria Silvia Quaranta

Locandina della presentazione del libro "La mia Bari"
Locandina della presentazione del libro “La mia Bari”

Il 2 luglio presso il Museo Civico di Bari è stato presentato il volume fotografico “La mia Bari” (ed. Di Marsico libri). Si tratta di una ricca raccolta di immagini, che catturano e sprigionano emozioni e suggestioni, degli angoli più caratteristici di Bari, introdotta dalla prefazione del prof. Nicola Cutino, presidente dell’associazione mondo antico e tempi moderni, che con la sua competenza racconta la storia di Bari con le sue bellezze, i suoi angoli più suggestivi e peculiari, le sue tradizioni.

I saluti sono stati portati dal dott. Francesco Carofiglio, presidente e “custode” del Museo Civico; l’incontro ha visto la partecipazione dell’editore Nicola Mascellaro, archivista de La Gazzetta del Mezzogiorno, con 137 anni della sua storia, e dell’ing. Roberto De Petro, giornalista di Telenorba che ha condotto, tra l’altro, la trasmissione Agri7.

Carofiglio, Cutino, De Petro e Mascellaro
Carofiglio, Cutino, De Petro e Mascellaro

Il Museo Civico, oggi parte integrante della città vecchia, è un luogo storico che coinvolge sempre più la partecipazione dei cittadini, cambiandone la definizione stessa. Nato come luogo storico della guerra, per celebrare la vittoria dell’Italia sugli Asburgo nel 1919, inizialmente fu collocato nel piano terra del Teatro Margherita e qui rimase fino al 1943, quando gli alleati requisirono il teatro che diventò la sede del comando militare e il museo venne smontano. In questa fase molto materiale venne disperso e solo dopo molti anni si tentò una sua ripresa in Largo Urbano II (dove oggi sorge il Museo Nicolaiano). Nel 1973 viene collocato nell’isolato 49, come primo intervento di recupero della città vecchia.

Bari, che rappresenta la città più grande in Europa su fondazione medievale, è un ricettacolo di storie, racconti e tradizioni che occorre recuperare senza strafare, e dove ogni pietra dei suoi monumenti “parla”.

Il libro contiene 22 pagine di presentazione del prof. Cutino, ma è soprattutto un libro fotografico, che crea un itinerario virtuale su ciò che poi si deve materialmente scoprire. Le fotografie sono di: Vincenzo Catafano, Joaquincorbalan, Inguskruklitis, Stefania Lopriore, Antonio Tartaglione, Gianni Zanni, Freepick premium, Archivio GrafiSystem.

Il dott. Mascellaro parlando del Risorgimento barese lo ha associato al periodo dei francesi, con la venuta a Napoli di Gioacchino Murat e prima ancora del fratello di Napoleone, Giuseppe il cui merito è stato quello di aver visto due cose: Trani non poteva essere capitale della Provincia e Bari non poteva uscire fuori dalle sue mura finché non fossero stati aboliti il feudalesimo e gli ordini religiosi (con la loro abolizione tutto ciò che si trovava fuori diventa subito fruibile e parte della città stessa).

Inizialmente Bari era così povera da non poter dimostrare la sua dignità, non avendo nemmeno un palazzo, ma quando vennero abbattute le mura venne inglobato il Palazzo dell’Intendenza (il Convento dei domenicani). Di fronte poi sorsero prima il teatro Piccinni e poi il Comune, e quindi la sala Murat del 1813 e il Mercato del pesce del 1840. Nel 1855 viene inaugurato il Gran porto, con la creazione della prima società di navigazione con 15 navi, per portare il nome di Bari in tutto il mondo. I commercianti baresi diventano così ricchi che nel 1889 costruiscono la più grande Camera di Commercio d’Italia. In quest’ottica due anni prima, nel 1887, Martino Cassano giunge a Bari da Napoli ideando un quotidiano che 137 anni dopo è ancora in attività: La Gazzetta del Mezzogiorno. Cassano infatti pensò che Bari non avrebbe mai ricevuto dal governo e dall’Italia la considerazione che le era dovuta se non avesse colmato una profonda lacuna con la costituzione di un giornale. Il giornale ha contribuito, con le campagne sulle sue pagine, alla creazione dell’Acquedotto Pugliese nel 1914 e nel 1924 dell’Università di Bari. Proprio nella capacità dei baresi di sognare in grande e far crescere la città nasce nel 1903 il teatro Petruzzelli, il 4° teatro più grande d’Europa, poi il teatro Margherita fino ad Araldo di Crollalanza che si adopera per il gioiello del lungomare.

Questo è ciò che si sa, ma tanto è ancora sommerso, un enorme potenziale che né i baresi e né i turisti conoscono. L’ing. De Petro ha ricordato come a Torre a mare, a pochi km da Bari, esiste una zona di 120mq che rappresenta il sito dove si sono stanziati i primi agricoltori giunti dall’Asia nell’Europa continentale circa 3000 anni fa. E così per tanti altri siti dimenticati. Importante per la città è stata la figura dell’ing. Giuseppe Gimma, fautore del piano regolatore di Bari con lo schema a scacchiera, che riuscì a far firmare a Gioacchino Murat -il quale disse “faremo di Bari una gran bella città” – per dare il via a questa nuova organizzazione urbanistica. Si deve ad altri due baresi Michelangelo Signorile e Giuseppe Tanzi la spinta alla realizzazione di queste isole come spunto dei quartieri nuovi che dovevano nascere (Murat, Libertà e così via). Tutti i palazzi che sono poi sorti sono frutto di questa nuova organizzazione della città.

Lo stesso Museo Civico oggi ha un ricchissimo patrimonio documentario in ricostruzione, con 150 anni della storia della città. Infatti, ciò che sopravvisse dallo spoglio del 1943 furono le carte, un prezioso archivio fotografico (fondo Antonelli) e storico in fase di digitalizzazione.

Francesco Carofiglio ha precisato che “occorre proteggere il patrimonio nel territorio di Bari vecchia, dove oggi c’è una sostituzione quasi totale dei residui abitanti a favore di B&B, di ristoratori, molti dei quali senza una tradizione (studio, esperienza, conoscenza) di base”. Gli abitanti del centro storico sono parte della sua storia e trasmettono il loro senso dell’accoglienza e della convivenza ai turisti che vengono a “vivere Bari”.

Un momento della presentazione
Un momento della presentazione

Il prof Cutino ha portato avanti la parte conclusiva dell’incontro. La storia della nostra città non comincia da San Nicola, ma ben 3000 anni prima; quindi, è una storia quadri millenaria e le prove sono archeologiche: a Santa Scolastica, nella zona di Santa Maria del Buon Consiglio e in quella che corrisponde a San Francesco della Scarpa.

Tanti nei secoli, hanno parlato di Bari (il cui significato del nome potrebbe essere nave). Plinio il Vecchio riferisce come nasce questa città, che è stata abitata nella storia da tantissime popolazioni che, venute qui per conquistarla, convissero bene insieme: greci, illiri, ciprioti, siriani, armeni, bizantini, normanni, ebrei, svevi, aragonesi, milanesi, veneziani.

Il primo che descrive Bari con il rispetto dei conquistatori (i romani) è Orazio, il quale definisce in un verso delle Satire “Bari città dalle alte mura fortificate e dal mare pescoso”.

Adorno, 1471, della Bari rinascimentale ci dice: “ Bari è una città di media dimensione e fortificata da mura nella parte che guarda verso la terra ferma e da un castello; è una città di mare  e vi sono numerose belle e alte chiese con torri altissime che si vedono da 15 miglia di distanza; la cattedrale è una chiesa bella e grande, con colonne di pietra monolitiche, sotto il coro ha una grande cripta dove riposa il corpo del vescovo Savino (Sabino); suntuosissima la chiesa di San Nicola e sotto il corpo di San Nicola il quale stilla olio che si chiama Manna”.

Una delle citazioni più belle su Bari ci viene da Pier Paolo Pasolini:” Che freschezza la mattina a Bari alzando il sipario del buio la città compare in tutta la sua felicità adriatica. Senti il mare in fondo agli incroci perpendicolari delle strade. Un mare generoso, un dono non sai mai se di bellezza o di ricchezza. Davanti al lungomare, splendido, sotto l’orizzonte purissimo una folla di piccole barche piene di ragazzi, si lascia dondolare nel tepore della maretta…”.

Il libro è un susseguirsi visivo di monumenti civili e religiosi, dove tutto porta a richiami architettonici armonizzati da interpretare. Gli scatti fotografici riprendono le chiese, i monasteri, i capolavori delle edicole religiose e devozionali (circa 270), il Castello Normanno-Svevo, le antiche mura del V e VI secolo A.C. (i cui resti megalitici risalenti ai peucezi sono visibili nella zona di Santa Scolastica), il Fortino, i palazzi nobiliari, la Camera di Commercio e i teatri.

Bari è ricca, è un forziere che attende di essere scoperchiato, per valorizzarla ulteriormente. Infatti, “ogni città riceve la sua forma da un deserto a cui si oppone (Italo Calvino); una città non si misura dalla sua lunghezza e altezza, ma dall’ampiezza della sua visione e dall’altezza dei suoi sogni”.

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