XIII premio di Giornalismo intitolato a Michele Campione: “maestro di umanità, prima che di giornalismo”.Tanti i vincitori, ma troppi gli ex aequo – di Romolo Ricapito Attualità Cultura 29 Febbraio 2016 di Romolo Ricapito Michele-Campione Grande affollamento all’ex sala della Provincia sul Lungomare di Bari per la premiazione, alla tredicesima edizione, dei vincitori del Premio di Giornalismo intitolato al compianto Michele Campione. Una signora alta, in impermeabile verde, recava in una borsa rossa un grazioso e coccoloso barboncino bianco, metafora giusta e nota di colore che si frappone a una manifestazione pomposa, sussiegosa e noiosa, ormai pienamente anacronistica. Gaetano Campione ha invitato la numerosa folla di curiosi, parenti dei vincitori, conoscenti e colleghi cronisti ad avvicinarsi, per dare luogo all’evento, mentre Valentino Losito presidente dell’Odg pugliese si è detto onorato di presiedere e presentare ancora una volta la ricca (per contenuti, vincitori , discorsi) kermesse: omaggiando il sindaco metropolitano Antonio Decaro per la messa a disposizione della sala. Valentino Losito 150 gli elaborati di vario genere pervenuti alla “giuria”. Valentino Losito ha ricordato inoltre di essere stato presente un mese fa a un convegno di giornalismo nel Salento, dove ha incontrato un docente universitario, il quale ha ricordato Michele Campione come suo maestro alla sede Rai della Puglia: “insegnante di giornalismo, ma soprattutto di umanità”. “Esiste una laurea in umanità?” ha rilanciato il dottor Losito. A fronte di questa domanda, volutamente retorica, la partenza della manifestazione ha avuto inizio, fermo restando che il collega Michele Campione nei “crocicchi del mondo incontrava l’autentica umanità, allo scopo di raccontarla”. “Perché il giornalismo non era l’unica via di Gaetano verso l’uomo: l’altra era la poesia!”. Citati i ragazzi del Master di Giornalismo, presenti, presieduto da Lino Patruno, anch’egli presente. Rossella Grandolfo, consigliere e segretaria dell’Odg, ha di fatto condotto la cerimonia, annunciando una sorpresa. Annalisa Monfreda Tale sorpresa, subito svelata, è stata l’attuale direttrice di Donna Moderna, Annalisa Monfreda, premiata alla carriera. La Monfreda, 36 anni, barese di Casamassima , iniziò il suo percorso a 16 anni con La Città. Ora, dopo aver diretto il mensile Top Girl nel 2008, passando per Geo e Cosmopolitan, è al comando del settimanale femminile più venduto, appunto Donna Moderna, ma anche di Starbene. Giovane, sorridente, pronta ed entusiasta, Monfreda ha però chiarito: “il lavoro giornalistico dà effettivo impiego a pochissima gente ; il 90 per cento è impegnato a farlo, come me, a Milano”. La giovane direttrice ha raccomandato ai giovani: non è importante la testata, andate a catturare i lettori dove essi stanno e fidelizzateli. A questo punto uno studente del master di giornalismo con barba e un esagerato e ridondante cappello nero, enorme per volume e altezza, ha fatto una domanda alla “collega”. Prima di fare il suo intervento, però, avrebbe fatto meglio a riporre via il suo copricapo, che oltre a ridicolo era provocatorio e testimoniante autentica maleducazione per gli astanti. Dopo questa censurabile forma di esibizionismo, la presentazione si è allungata con la lettura da parte di Vito Signoriledi un’altra lunga poesia di M. Campione. La prima era L’Ulivo: “Ho piantato l’ulivo dal corpo sottile e flessuoso, come i corpi delle ragazze di 15 anni che sorridono con gli occhi…” Premiato per l’articolo migliore di cronaca su Carta Stampata il giovane Savino Carbone col suo reportage su Bari- Palese riguardante il Cara e i migranti in esso ospitati, pubblicato dal The Post Internazionale. Eccellente la scelta del giornalista, meno dell’argomento, che ricorre ogni anno nelle premiazioni e nelle varie sezioni. Non a caso l’articolo è stato definito “vecchio stile”. Segnalate come premio di consolazione le giornaliste Lia Mintrone, Angela Balenzano, Maria Cristina Fraddosio. Senza che si specificasse nulla degli articoli, o delle testate. Dunque tale premio al trittico del gentil sesso è parso giusto un contentino. Per la cultura e il costume, a vincere Roberto Guido per il suo reportage, a puntate, dal titolo Viaggio in bici sul ciclovia dell’Acquedotto, per il Corriere del Mezzogiorno. Sembrano comunque esserci finalmente nomi nuovi tra i premiati. I premi di “riserva” alla gentile signora Tea Sisto e a Pasquale Vitagliano, naturalmente senza che fosse specificato per quale argomento. Due nuovi vincitori ex aequo per un verdetto definito dalla dott.ssa Grandolfo “salomonico”. il primo per lo Sport a Vito Pricigallo della Gazzetta del Mezzogiorno per la storia di un 24enne che ha trovato nel calcio una zona franca di riscatto e redenzione dalla droga. L’altro a Giuseppe Dimiccoli sempre della Gazzetta del Mezzogiorno con “Anch’io corro a New York”. . Un invito alla giuria, per le prossime edizioni; siano aboliti questi ex aequo, soprattutto se assegnati alla stessa testata. Magari strameritati: ma occorre avere anche il coraggio di premiare una persona per volta. Altrimenti il contentino diventa una prassi e non un optional. Segnalati Vanni Sgobba, Manlio Chieppa. Velocizzando: per cronaca- tv, premiato Lorenzo Turi con un servizio trasmesso in diretta da Sky 24 direttamente da Parigi, in Place de la République, inerente gli scontri tra manifestanti e polizia. Ex aequo per Marianna Canè, ex allieva del Master di giornalismo per il servizio Lo spogliatoio di una palestra trasmesso da una trasmissione condotta da Paolo Del Debbio. “Ho dovuto andare a vivere anch’io a Milano” ha detto la gentile vincitrice, esprimendo un suo consiglio,anche se questa volta non richiesto: “giocatevi bene gli stage”. Dopo quest’invito, criptico, la segnalazione a Giovanni Di Benedetto, mentre per la sezione Cultura e Costume il premio va a Michele Piscitelli col servizio Il Ballo delle Debuttanti per Repubblica tv. Lino Patruno, uno dei premiatori, ha detto che il mestiere di giornalista va fatto, invito specifico a chi lo voglia fare. “Chi ve lo sconsiglia ha avuto cattive esperienze”. E in più: “è il mestiere più bello del mondo”. Anche uno tra i premiati per le agenzie giornalistiche, più avanti, ha definito il mestiere giornalistico il più bello del mondo . Schiaffo in faccia, però, agli altri mestieri, siano essi l’attore, il barbiere o il fruttivendolo. Questa presunzione di “classe eletta” dà fastidio, a livello di opinione . Pare una sorta di auto-conferimento, narcisistico. Non si è parlato naturalmente della crisi del settore.E nel chiudere questo articolo per mancanza di spazio, è da censurare la mancanza d’aria che si è avvertita all’interno della sala, trasformata in una camera a gas per mancanza di ricambio di ventilazione, con finestre inopportunamente sigillate La manifestazione, prolissa, non ha giovato al benessere respiratorio ( e alla vescica…) insomma alla comodità pratica degli astanti. E, comunque, erano tanti i giornalisti impegnati fuori dall’aula in conversazioni formali e informali.