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Israele entra in Libano: s’infiamma il Medio Oriente

Attacco israele in libano

di Cinzia Santoro

Allarme in Israele: l’Iran ha attaccato lo stato sionista con centinaia di missili, di cui molti sarebbero stati intercettati. Contemporaneamente a Jaffa, un attentato terroristico ha causato la morte di molte persone. I media libanesi hanno diffuso ieri sera la notizia che molti avevano temuto:l’invasione del Libano da parte dell’esercito israeliano. I militari hanno superato la Linea Blu, che funge da confine tra le due nazioni, con una serie di incursioni che Daniel Hagari, portavoce dell’esercito, ha definito “mirate, localizzate e limitate”. Poco dopo l’inizio dell’offensiva, l’esercito libanese si è ritirato di cinque chilometri dal confine.

Hassan Nasrallah

ll premier ad interim Najib Mikati ha annunciato il dispiegamento delle forze armate libanesi a sud, dove sono presenti anche i caschi blu della missione Unifil. L’esercito israeliano ha comunicato che l’operazione “Frecce del Nord” continuerà secondo la valutazione della situazione e parallelamente ai combattimenti a Gaza e in altre aree. Stanotte, Netanyahu ha continuato a bombardare Beirut e anche Damasco nella vicina Siria, dove una giornalista siriana è stata uccisa. I portavoce militari di Israele hanno esortato la popolazione civile libanese a non oltrepassare il fiume Litani, che si trova a circa 30 chilometri dal confine, per la loro sicurezza personale. Questo potrebbe essere un elemento che segna la soglia entro cui gli israeliani vogliono limitare il loro raggio d’azione. Tuttavia, il timore che l’invasione porti a un’occupazione permanente della regione di confine, che in passato era stata occupata dalle forze israeliane per 18 anni, aumenta tra gli osservatori internazionali.

Dunque l’offensiva israeliana continua nonostante la morte di Hassan Nasrallah. In Libano, la comunità sciita piange il leader del Partito di Dio, ucciso in un massiccio raid aereo mentre i sunniti del resto del mondo islamico hanno esultato. È il quartiere di Dahiyeh della capitale libanese ad essere ancora sotto bombardamenti. Un attacco condotto da un drone ha distrutto diversi palazzi vicino al popolare incrocio di Kola, dove microbus e taxi collettivi si radunano per trasportare i passeggeri. È la prima volta in quasi due decenni che Israele attacca il centro di Beirut. Finora, gli attacchi delle forze armate israeliane si erano limitati ai sobborghi meridionali della città. Tre membri del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, un gruppo collegato a numerosi dirottamenti aerei notevoli negli anni ’70, sono stati uccisi nell’esplosione. I residenti di Beirut sono in preda al panico dall’attacco e si chiedono quali zone siano ancora sicure. Le Nazioni Unite riferiscono tuttavia che più di 100mila civili libanesi hanno attraversato la frontiera per rifugiarsi in Siria, e che oltre un milione di persone, un quinto della popolazione, sono state ufficialmente sfollate. Il bilancio delle vittime è ancora più terribile. In meno di due settimane sono stati uccisi oltre mille libanesi e seimila feriti. Anche domenica sera, Israele ha attaccato obiettivi Houthi nello Yemen con un’ondata di attacchi aerei, alimentando le preoccupazioni per un devastante conflitto regionale su più fronti.

Una riflessione è necessaria. In Medio Oriente ci sarà un nuovo ordine o il conflitto si allagherà creando un pantano che porterà morte e dolore a milioni di innocenti? Le tentazioni per lo stato di Israele sono forti e sembrano possibili dopo la decapitazione della leadership di Hezbollah. L’Iran non ha capacità militare per affrontare un conflitto a lungo termine ed è isolato a livello internazionale, mentre l’Europa sembra paralizzata dall’incapacità di intervenire concretamente nella mediazione e gli Stati Uniti continuano a sostenere l’alleato di sempre in Medio Oriente. Cambiare l’equilibrio di potere nella regione infliggendo a quello che Netanyahu chiama “l’asse del male” (Iran, Hamas, Hezbollah, le milizie in Iraq e Siria e gli Houthi nello Yemen) un colpo formidabile, potrebbe essere possibile.

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